Questa frase ben si presta all’imballo, per molti è stato utilizzato solo per avere un involucro a protezione del prodotto da spedire. Ma a metà anni ’80 Luceplan mette in produzione Berenice e Costanza: questi due modelli sono i primi ad avere un’identificazione con il funzionamento del contenuto stampato nel cartone. Da questo momento in poi la comunicazione passa anche su questo strumento. L’imballo diventa trasparente per mostrare l’interno come nel caso della Miss Sissi di FLOS nel 1992.

Le informazioni esterne adesso sono concentrate sui codici a barre o QR che servono non solo ad identificare il prodotto in azienda ma soprattutto in caso di riordino o di sostituzione ad avere le corrette informazioni senza smontare il prodotto e leggerle all’interno, caso scomodo soprattutto se si tratta di faretti ad incasso.

Se il materiale esterno è rimasto invariato, cartone, l’interno invece è mutato a seconda delle necessità ma soprattutto delle nuove normative e sensibilità in tema di smaltimento. Il polistirolo è quasi scomparso, tranne alcuni prodotti storici, anche la paglia dell’oggettistica muranese tanto in voga nei decenni passati, a favore del cartone rigido piegato o della semplice carta.

L’apertura di un imballo è sempre un buon biglietto da visita per un’azienda poiché se ben realizzato dà immediatamente al cliente l’idea del modus operandi che poi si troverà ovviamente nel prodotto.

Buona apertura a tutti.

Matteo Vivian

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